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Guida alla recessione: tutto quello che c’è da sapere

TAVOLA DEI CONTENUTI

Guida alla recessione: tutto quello che c’è da sapere

Guida alla recessione: tutto quello che c’è da sapere

Vantage Updated Tue, 2024 January 2 04:54

Per quanto temuta, la recessione è una parte normale, anche se spiacevole, del ciclo economico che per sua natura oscilla tra periodi di espansione e contrazione. Nei periodi buoni, l’economia cresce e i valori patrimoniali aumentano, la disoccupazione è bassa e il credito a basso costo può portare gradualmente ad un aumento del debito. 

Quando questo diventa troppo costoso da mantenere, si verificano delle mancanze che causano il calo dei valori degli asset. A sua volta, ciò può portare a fallimenti delle imprese, ad una produzione rallentata o in rosso e ad un’elevata disoccupazione. Questi cali a breve termine dell’attività economica generale sono noti come recessione.

Cos’è una recessione?

La regola generale spesso citata in economia è che si parla di recessione nel momento in cui ci sono due trimestri consecutivi di crescita economica negativa, come si riflette nel prodotto interno lordo (PIL). Questo criterio può essere utile e facile da riconoscere per analisti, giornalisti e il pubblico in generale, ma gli economisti vedono i cicli economici in modo leggermente diverso.

Negli Stati Uniti, il National Bureau of Economic Research (NBER) è riconosciuto come l’autorità che definisce l’inizio e la fine delle recessioni statunitensi. L’identificazione a volte può venire un anno o più dopo il fatto in sé. La NBER ha una propria definizione di ciò che costituisce una recessione, vale a dire:

“Un calo significativo dell’attività economica diffuso in tutta l’economia, di durata superiore a pochi mesi, normalmente visibile nel PIL reale, nel reddito reale, nell’occupazione, nella produzione industriale e nelle vendite al dettaglio e all’ingrosso.”

In sostanza, vi sono tre criteri che devono essere soddisfatti individualmente in una certa misura (intensità, diffusione e durata) sebbene le condizioni estreme rivelate da un criterio possano parzialmente compensare le indicazioni più deboli di un altro. 

Il NBER dichiara ufficialmente una recessione ma per farlo non si basa necessariamente su due trimestri consecutivi di crescita economica negativa utilizzando i dati del PIL. Ciò è dovuto in parte al fatto che il PIL è un indicatore molto ampio che può essere influenzato da diversi fattori come il commercio internazionale o la spesa pubblica. Al contrario, il NBER studia anche numerosi altri parametri ad alta frequenza come l’aumento del tasso di disoccupazione, le vendite al dettaglio e altre misure di produzione, servizi e reddito. Questi dati sono pubblicati mensilmente e non trimestralmente come il PIL. 

Dal 1950, gli Stati Uniti non hanno sperimentato una contrazione del PIL di due trimestri consecutivi che non fosse alla fine associata ad una recessione. 

Quali sono le cause della recessione?

Ci sono molti modi in cui un’economia può arrivare a sviluppare una recessione, disastri improvvisi come la guerra o una ricaduta dell’inflazione incontrollata o una combinazione di diversi fattori.

Alcuni degli elementi principali sono:

  • Un improvviso shock economico: questo tipo di evento può causare gravi danni finanziari alle imprese e ai consumatori. Ad esempio, lo shock dei prezzi dell’energia negli ultimi 18 mesi è stato paragonato allo shock petrolifero degli anni ’70. Quest’ultimo ha visto l’OPEC interrompere senza preavviso la fornitura di petrolio agli Stati Uniti, causando una recessione. 
  • Inflazione elevata: la costante tendenza al rialzo dei prezzi nel tempo non è una cosa negativa, tutto sommato. L’inflazione eccessiva, però, spesso significa che le banche centrali aumentano rapidamente i tassi di interesse, il che può deprimere l’attività economica. Negli anni ’70, le forti pressioni sui prezzi hanno causato un rapido aumento dei tassi della Fed, che nel tempo ha portato a un declino economico. Vi ricorda qualcosa?
  • Debito in eccesso: se il debito è troppo alto, le imprese e gli individui possono avere difficoltà a rimborsare i prestiti. Ciò può portare a default del debito e fallimenti che alla fine possono capovolgere l’economia. La bolla immobiliare che ha portato alla crisi del 2008 è l’esempio evidente di un debito eccessivo che si traduce in una recessione economica.
  • Bolle speculative: questa situazione è strettamente legata all’indebitamento eccessivo. Spinti anche dal rush del momento, gli investitori possono aumentare i prezzi delle attività rischiose, che a loro volta gonfiano i prezzi del mercato azionario e immobiliare ben oltre le valutazioni ragionevoli. Allo scoppiare di queste bolle seguirà una recessione. 

Indicatori di una recessione

Ecco alcuni parametri che potrebbero fornire informazioni sulla possibilità di una recessione. 

  • Aumento della disoccupazione: la perdita di posti di lavoro è un grande segnale di allarme di un imminente rallentamento, in quanto l’economia non sta crescendo. Ciò che è fastidioso per gli economisti al momento è il fatto che nel 2022 la crescita dell’occupazione è rimasta forte con l’aggiunta mensile di centinaia di migliaia di posti di lavoro negli Stati Uniti, oltre ad un aumento dei salari.
  • Sondaggi sulla fiducia dei consumatori: spia che suggerisce come andrà la spesa dei consumatori. Se uno dei principali motori dell’economia statunitense non si sente sicuro, potrebbe spendere di meno, e una spesa più bassa potrebbe rallentare l’economia in un secondo momento. Ad esempio, i consumi personali per maggio di quest’anno hanno mostrato un calo della spesa e del reddito disponibile, il che ha aumentato la speculazione e la paura che una crisi e una possibile recessione stiano arrivando. 
  • Forte svendita del mercato azionario: nove dei dodici mercati al ribasso, o con cadute di oltre il 20%, che si sono verificate dal 1948, sono state accompagnate da recessioni. Gli investitori impulsivi venderanno azioni in previsione di un rallentamento dell’attività economica. 
  • Indicatori principali: ci sono numerosi altri dati che vengono pubblicati mensilmente e che possono dirci se l’economia (degli Stati Uniti) sta rallentando. Questi includono il Conference Board Leading Economic Index e l’ISM Purchasing Managers Index. Il declino economico può essere suggerito anche dalla curva dei rendimenti del Tesoro e dagli indicatori di ritardo. 

Recessioni nel passato

Secondo i dati NBER, ci sono state 34 recessioni negli Stati Uniti dal 1854. La recessione media verificatasi nel periodo tra il 1945 e il 2009 è durata 11 mesi. Le recessioni economiche nelle epoche precedenti tendevano a durare più di 20 mesi. 

Due esempi recenti sono:

  • La Grande Crisi Finanziaria che si è verificata tra dicembre 2007 e giugno 2009. Questo declino economico è durato quasi il doppio delle altre recessioni recenti statunitensi. È stato causato in parte da una bolla nel mercato immobiliare e dalle inadempienze nel mutuo subprime.
  • La recessione della Dot Com si è verificata dal marzo 2001 al novembre 2001. Le ricadute del crollo del mercato azionario della bolla tecnologica, gli attacchi terroristici dell’11 settembre e gli scandali contabili sono tutti fattori che hanno spinto l’economia statunitense verso la recessione. 

Quali sono gli effetti della recessione sulle persone?

L’impatto reale delle recessioni economiche si presenta sotto forma di meno posti di lavoro, salari in calo e imprese che chiudono. Trovare un altro lavoro diventa più difficile mentre i dipendenti già assunti possono sperimentare tagli alla retribuzione. Molte persone iniziano ad avere più difficoltà a pagare le bollette, le banche iniziano ad inasprire gli standard per i mutui e gli altri prestiti. 

Gli investimenti nel mercato azionario, nel settore immobiliare e in altri ambiti possono perdere valore. È interessante notare che il benchmark S&P 500 è sceso al 23,6% dal massimo record di gennaio di quest’anno, in linea con il calo mediano del 24% registrato dall’indice nelle passate recessioni. Ciò potrebbe indicare che almeno una parte del difficile contesto recente si riflette nei prezzi delle azioni. 

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